mercoledì 10 dicembre 2008

L'editoriale di Sebastiano Giorgi

La rinascita inizia dai simboli

La ricostruzione storica della battaglia di Lepanto, le ricerche sulla bandiera del Bucintoro, i lavori preparatori per una ipotetica ricostruzione della nave dogale ai primi del Novecento, insieme alla concreta operazione di archeologia sperimentale in atto a Rochefort, per il rifacimento dell’Hermione, sono alcuni degli interventi che caratterizzano questo numero del Bucintoro Magazine.

Rivista che si avvia a riempire uno spazio vuoto: quello del dibattito scientifico sulla storia marinara veneziana. Un capitolo la cui centralità storica e la valenza contemporanea non sono evidentemente ancora state colte nella loro pienezza.

Non si potrà infatti parlare di Bucintoro senza occuparsi di Arsenale, di mestieri, arti, navigazioni, storia e politica, temi tutti iconograficamente rappresentati dalla nave dogale.

Ed ecco che allora questa pubblicazione diventa il naturale laboratorio di una riflessione sul passato ma con lo sguardo finalmente rivolto al futuro. Un laboratorio che cercherà di ridare una concretezza scientifica e storica ad una grandezza marinara conosciuta e diffusa nel mondo più attraverso episodi ed accenti leggendari che nella sua sostanza.

Ad aiutarci in questo cammino conoscitivo saranno storici, ricercatori, esperti di marineria ma anche artigiani, manager, imprenditori e politici perché l’obiettivo primario di questo lavoro è quello di ricucire il tessuto sociale veneziano, italiano e internazionale attorno a quello che rimane, e ci auguriamo possa tornare ad essere, un insuperato simbolo.

Tecnicamente la ricostruzione del Bucintoro è un’operazione di archeologia sperimentale, come se ne realizzano da tempo in molte città d’Europa. Motivo per cui inizieremo a sondare, studiare ed imparare da chi sta lavorando su progetti analoghi, come lo è appunto l’Hermione.

Dal punto di vista della comunicazione, dell’immagine e del messaggio la valenza del Bucintoro ha invece, a nostro avviso, peculiarità diverse rispetto altre ricostruzioni. Rifare oggi il Bucintoro, a Venezia, dentro l’Arsenale è un’impresa destinata a scuotere l’anima di una città, a risvegliare un dibattito sul nostro passato, a galvanizzare un mondo artigianale che rischia di sparire. Ma soprattutto è un’operazione che regala ai veneziani di oggi e ai visitatori che avranno la fortuna di visitare il cantiere che ospiterà la ricostruzione, un primo tassello di quella cultura che ha fondato la potenza della Serenissima.

Una “storia da toccare” che obbliga a riconcentrasi su una Venezia positiva, che induce a spostare l’attenzione dalla decadenza della Serenissima alla forza della città-stato rinascimentale, capitale di commerci, arti e cosmopolitismo.

Perché forse solo un nuovo Bucintoro avrà la forza simbolica di far collegare al nome Venezia la straordinaria grandezza millenaria della Repubblica Veneta, liberando la città e la sua storia dall’icona romantica e nostalgica della città morente, che affonda, che si sgretola.

Nessun commento: