mercoledì 10 dicembre 2008

Anticipazioni e riflessioni sul Progetto Bucintoro di Giorgio Paternò

Il Bucintoro è la famosa imbarcazione di rappresentazione usata dai Dogi nelle massime solennità della Repubblica veneta, in particolare nella cosiddetta Festa della Sensa (Ascensione n.d.r.) quando, nei pressi del forte di Sant’Andrea, il Doge sposava il Mare, gettando nell’Adriatico un anello simbolo del dominio della città lagunare sulle acque.
Questa cerimonia, solenne, maestosa, di grande regalità ebbe inizio nell’anno 1000 ed ininterrottamente fu celebrata sino alla caduta della Serenissima. Più di uno furono i Bucintoro realizzati (la vita media di queste imbarcazioni non superava i 100 anni); senza dubbio il più imponente, magnifico e prestigioso fu quello varato nel 1729, nave che, in sfregio alla millenaria repubblica, fu bruciata dai Giacobini nell’isola di San Giorgio Maggiore per recuperarne l’oro ed avvilire il popolo veneziano, dando alle fiamme il suo più bel simbolo.
Lo scafo, prima trasformato in galera galleggiante e poi in nave armata con alcuni cannoni in prua e poppa, fu posta come vedetta all’ingresso del porto di San Nicolò, proprio davanti al Forte di Sant’Andrea, opera dell’architetto Sammichieli tutt’oggi ben visibile e discretamente conservata e fu poi definitivamente affondato nel 1824. È dello stesso anno un importante modello in scala 1:10 (conservato al Museo Storico Navale) che rappresenta l’unica valida testimonianza visiva del Bucintoro settecentesco. A corredo ci sono poi numerosi quadri che ritraggono la nave dogale nelle più importanti manifestazioni della Repubblica.
Ma perchè un Bucintoro oggi? Venezia, patrimonio dell’umanità, città universale, pur vivendo le contraddizioni legate al suo sfruttamento turistico non sempre oculato, rimane fortunatamente un ineguagliabile centro di cultura e testimonianza storica. La sua millenaria repubblica coi suoi ideali e principi democratici sono ancora visibili nei magnifici palazzi che si affacciano sui rii e nelle calli. Una storia scritta nelle pietre. Palazzo Ducale, il Campanile e il Leone Marciano sono simboli indiscussi che rimandano alla gloria passata e ad un’infinità di relazioni che la città seppe intrecciare per secoli coi popoli del Mediterraneo, dell’Europa continentale ed orientale sino alla lontana Cina.
La città così perfetta, cosmopolita ante litteram, centro multiculturale, da sempre accogliente e protesa verso l’esterno, è oggi priva di un suo gioiello, forse meno noto ora, ma che fu strumento esenziale nel suo recente passato.
Difatti il Bucintoro era considerato parte stessa degli alloggi del Doge, una sede galleggiante e di rappresentanza a servizio delle attività diplomatiche e di pubblica utilità della Repubblica (come scrive la storica Lina Urban nel suo Bucintoro).

Il Bucintoro del Terzo Millennio
Oggi un gruppo di ardimentosi veneziani, costituitisi in Fondazione, si sono proposti l’intento di ricostruire il Naviglio di Stato, icona ineguagliata della grandezza di una città, che per secoli fu faro e testimone di indiscussi principi e valori ancor oggi condivisibili.
È anche vero che il Bucintoro del Terzo Millennio deve trovare oggi una nuova collocazione in sintonia con una realtà diversa, una Venezia che non è più stato sovrano. Ed ecco che la storia si fa promotrice: il nuovo Bucintoro, non sarà solo il simbolo di una città, ma deve divenire tangibile testimonianza dell’arte e della cultura italiana, di una forza imprenditoriale e di un’avanguardia economica, oltre che baluardo di imprescindibili valori quali il cosmopolitismo.
Il Bucintoro del Terzo Millennio, diverrà Bucintoro della Pace a rappresentare il più alto principio di condivisione tra le genti, dove solo uomini promotori di pace potranno avere accesso, portando questo valore assoluto nei più importanti porti d’Europa e forse del mondo.
Quale incomparabile manifesto degli ideali che il nostro paese fa propri, quale ineguagliabile testimonianza di abilità ed estro artistico, quale incommensurabile strumento di rievocazione di un patrimonio culturale, sociale, politico e diplomatico racchiuso in un unico tesoro d’arte.
Così Venezia, con la sua storia di mercanti, di diplomazia arguta, di scambio e collegialità tra le genti può divenire ancora stimolo per l’Italia così il Bucintoro, rinato dalle sue ceneri come la Fenice, lo strumento rappresentativo di questa rinnovata tensione.
Mentre i Bucintoro della Serenissima Repubblica venivano finanziati con pubblico denaro (fonte Lina Urban), questo è invece interamente finanziato da contributi privati; nessun onere per lo Stato o per le amministrazioni locali che vi partecipano. È questo un punto essenziale che la Fondazione ha fatto proprio come principio cardine accogliendo il suggerimento del Sindaco di Venezia Massimo Cacciari.
Il Bucintoro al termine dei lavori sarà poi simbolicamente donato alla città ed al mondo affinché tutti ne possano egualmente gioire.
A questo progetto di ineguagliabile valore culturale partecipano attivamente, oltre a numerose istituzioni veneziane (www.fondazionebucintoro.it), il Comune in primis nella persona del Sindaco prof. Massimo Cacciari, e affini a Venezia, in special modo l’area Bergamasca a ricordo che il serenissimo dominio arrivò sino a lambire l’Adda e, per oltre tre secoli, gli ideali e la politica veneziana furono centrali nella storia d’Italia.
Ma di questo avremo modo di parlarne nelle prossime pubblicazioni.
La presenza di Bergamo nel nostro progetto e specialmente della porzione denominata Geradadda (ghiaia dell’Adda n.d.r.) con capoluogo Treviglio (sede del magnifico palazzo dell’Innominato di manzoniana memoria) sono divenuti strumenti essenziali per la buona conclusione dell’opera, specialmente in previsione di una fatidica data il 14 maggio 2009. Perché questa data?
Perché l’ultimo Bucintoro fu varato per partecipare alla Sensa del 1729;
Perché in quella data ricorrerà il 500esimo della famosa e cruenta Battaglia di Agnadello culmine tragico, dell’espansione veneziana in Lombardia, che segnò per sempre il destino di Milano e dell’Italia.
Il Bucintoro della Pace, il Bucintoro del terzo Millennio per il suo ruolo di testimone di pace ed armonia tra le genti deve trovare collocazione nel 2009, non solo per raccordarsi alla storia, ma perché la nuova funzione possa essere rappresentata come suggello di una pacificazione tra popoli che seppero farsi la guerra e che ora collaborano per costruire il più bel simbolo del desiderio di Pace.

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