lunedì 15 dicembre 2008

Un salotto culturEDITORiale a Venezia

Ed ecco che la rivista sbarca anche sul web: un salotto culturEDITORiale ... così si potrebbe definire il progetto editoriale che sta alla base di Bucintoro Magazine cartaceo e virtuale.

Lo scopo della rivista, come più volte sottolineato è quello di trattare argomenti culturali veneziani, di "riscoprire" le tradizioni, gli antichi mestieri; miti e leggende e di farli conoscere a tutte le generazioni. Non solo, quindi, come qualcosa da trasmettere, ma qualcosa da trasmettere in modo attento e puntuale.
Comunicare non basta! Bisogna scambiare messaggi vincenti, una comunicazione dialogica che abbia un registro comune e che abbia contenuti interessanti per ciascuno.

Fare scoprire ai bambini leggende, ma anche la storia e le tradizioni della propria città, significa rappresentarli con contenuti vicini a loro. E se per dialogare con i bambini servono i supereroi, allora compariranno i superoi.

Questo spazio, sarà appunto destinato ad una comunicazione dialogica: la redazione ascolterà tutti coloro che avranno esperienze, aneddoti e curiosità. Sia i suggerimenti che le critiche saranno ben accette perché è questo lo spirito con il quale si intende proporre un progetto editoriale.

Promuovere la cultura significa dialogare, fare conoscere, ed essere sempre disponibili al confronto.

Francesca Anzalone
francesca.anzalone@netlifesrl.it

mercoledì 10 dicembre 2008

Anticipazioni e riflessioni sul Progetto Bucintoro di Giorgio Paternò

Il Bucintoro è la famosa imbarcazione di rappresentazione usata dai Dogi nelle massime solennità della Repubblica veneta, in particolare nella cosiddetta Festa della Sensa (Ascensione n.d.r.) quando, nei pressi del forte di Sant’Andrea, il Doge sposava il Mare, gettando nell’Adriatico un anello simbolo del dominio della città lagunare sulle acque.
Questa cerimonia, solenne, maestosa, di grande regalità ebbe inizio nell’anno 1000 ed ininterrottamente fu celebrata sino alla caduta della Serenissima. Più di uno furono i Bucintoro realizzati (la vita media di queste imbarcazioni non superava i 100 anni); senza dubbio il più imponente, magnifico e prestigioso fu quello varato nel 1729, nave che, in sfregio alla millenaria repubblica, fu bruciata dai Giacobini nell’isola di San Giorgio Maggiore per recuperarne l’oro ed avvilire il popolo veneziano, dando alle fiamme il suo più bel simbolo.
Lo scafo, prima trasformato in galera galleggiante e poi in nave armata con alcuni cannoni in prua e poppa, fu posta come vedetta all’ingresso del porto di San Nicolò, proprio davanti al Forte di Sant’Andrea, opera dell’architetto Sammichieli tutt’oggi ben visibile e discretamente conservata e fu poi definitivamente affondato nel 1824. È dello stesso anno un importante modello in scala 1:10 (conservato al Museo Storico Navale) che rappresenta l’unica valida testimonianza visiva del Bucintoro settecentesco. A corredo ci sono poi numerosi quadri che ritraggono la nave dogale nelle più importanti manifestazioni della Repubblica.
Ma perchè un Bucintoro oggi? Venezia, patrimonio dell’umanità, città universale, pur vivendo le contraddizioni legate al suo sfruttamento turistico non sempre oculato, rimane fortunatamente un ineguagliabile centro di cultura e testimonianza storica. La sua millenaria repubblica coi suoi ideali e principi democratici sono ancora visibili nei magnifici palazzi che si affacciano sui rii e nelle calli. Una storia scritta nelle pietre. Palazzo Ducale, il Campanile e il Leone Marciano sono simboli indiscussi che rimandano alla gloria passata e ad un’infinità di relazioni che la città seppe intrecciare per secoli coi popoli del Mediterraneo, dell’Europa continentale ed orientale sino alla lontana Cina.
La città così perfetta, cosmopolita ante litteram, centro multiculturale, da sempre accogliente e protesa verso l’esterno, è oggi priva di un suo gioiello, forse meno noto ora, ma che fu strumento esenziale nel suo recente passato.
Difatti il Bucintoro era considerato parte stessa degli alloggi del Doge, una sede galleggiante e di rappresentanza a servizio delle attività diplomatiche e di pubblica utilità della Repubblica (come scrive la storica Lina Urban nel suo Bucintoro).

Il Bucintoro del Terzo Millennio
Oggi un gruppo di ardimentosi veneziani, costituitisi in Fondazione, si sono proposti l’intento di ricostruire il Naviglio di Stato, icona ineguagliata della grandezza di una città, che per secoli fu faro e testimone di indiscussi principi e valori ancor oggi condivisibili.
È anche vero che il Bucintoro del Terzo Millennio deve trovare oggi una nuova collocazione in sintonia con una realtà diversa, una Venezia che non è più stato sovrano. Ed ecco che la storia si fa promotrice: il nuovo Bucintoro, non sarà solo il simbolo di una città, ma deve divenire tangibile testimonianza dell’arte e della cultura italiana, di una forza imprenditoriale e di un’avanguardia economica, oltre che baluardo di imprescindibili valori quali il cosmopolitismo.
Il Bucintoro del Terzo Millennio, diverrà Bucintoro della Pace a rappresentare il più alto principio di condivisione tra le genti, dove solo uomini promotori di pace potranno avere accesso, portando questo valore assoluto nei più importanti porti d’Europa e forse del mondo.
Quale incomparabile manifesto degli ideali che il nostro paese fa propri, quale ineguagliabile testimonianza di abilità ed estro artistico, quale incommensurabile strumento di rievocazione di un patrimonio culturale, sociale, politico e diplomatico racchiuso in un unico tesoro d’arte.
Così Venezia, con la sua storia di mercanti, di diplomazia arguta, di scambio e collegialità tra le genti può divenire ancora stimolo per l’Italia così il Bucintoro, rinato dalle sue ceneri come la Fenice, lo strumento rappresentativo di questa rinnovata tensione.
Mentre i Bucintoro della Serenissima Repubblica venivano finanziati con pubblico denaro (fonte Lina Urban), questo è invece interamente finanziato da contributi privati; nessun onere per lo Stato o per le amministrazioni locali che vi partecipano. È questo un punto essenziale che la Fondazione ha fatto proprio come principio cardine accogliendo il suggerimento del Sindaco di Venezia Massimo Cacciari.
Il Bucintoro al termine dei lavori sarà poi simbolicamente donato alla città ed al mondo affinché tutti ne possano egualmente gioire.
A questo progetto di ineguagliabile valore culturale partecipano attivamente, oltre a numerose istituzioni veneziane (www.fondazionebucintoro.it), il Comune in primis nella persona del Sindaco prof. Massimo Cacciari, e affini a Venezia, in special modo l’area Bergamasca a ricordo che il serenissimo dominio arrivò sino a lambire l’Adda e, per oltre tre secoli, gli ideali e la politica veneziana furono centrali nella storia d’Italia.
Ma di questo avremo modo di parlarne nelle prossime pubblicazioni.
La presenza di Bergamo nel nostro progetto e specialmente della porzione denominata Geradadda (ghiaia dell’Adda n.d.r.) con capoluogo Treviglio (sede del magnifico palazzo dell’Innominato di manzoniana memoria) sono divenuti strumenti essenziali per la buona conclusione dell’opera, specialmente in previsione di una fatidica data il 14 maggio 2009. Perché questa data?
Perché l’ultimo Bucintoro fu varato per partecipare alla Sensa del 1729;
Perché in quella data ricorrerà il 500esimo della famosa e cruenta Battaglia di Agnadello culmine tragico, dell’espansione veneziana in Lombardia, che segnò per sempre il destino di Milano e dell’Italia.
Il Bucintoro della Pace, il Bucintoro del terzo Millennio per il suo ruolo di testimone di pace ed armonia tra le genti deve trovare collocazione nel 2009, non solo per raccordarsi alla storia, ma perché la nuova funzione possa essere rappresentata come suggello di una pacificazione tra popoli che seppero farsi la guerra e che ora collaborano per costruire il più bel simbolo del desiderio di Pace.

L'editoriale di Sebastiano Giorgi

La rinascita inizia dai simboli

La ricostruzione storica della battaglia di Lepanto, le ricerche sulla bandiera del Bucintoro, i lavori preparatori per una ipotetica ricostruzione della nave dogale ai primi del Novecento, insieme alla concreta operazione di archeologia sperimentale in atto a Rochefort, per il rifacimento dell’Hermione, sono alcuni degli interventi che caratterizzano questo numero del Bucintoro Magazine.

Rivista che si avvia a riempire uno spazio vuoto: quello del dibattito scientifico sulla storia marinara veneziana. Un capitolo la cui centralità storica e la valenza contemporanea non sono evidentemente ancora state colte nella loro pienezza.

Non si potrà infatti parlare di Bucintoro senza occuparsi di Arsenale, di mestieri, arti, navigazioni, storia e politica, temi tutti iconograficamente rappresentati dalla nave dogale.

Ed ecco che allora questa pubblicazione diventa il naturale laboratorio di una riflessione sul passato ma con lo sguardo finalmente rivolto al futuro. Un laboratorio che cercherà di ridare una concretezza scientifica e storica ad una grandezza marinara conosciuta e diffusa nel mondo più attraverso episodi ed accenti leggendari che nella sua sostanza.

Ad aiutarci in questo cammino conoscitivo saranno storici, ricercatori, esperti di marineria ma anche artigiani, manager, imprenditori e politici perché l’obiettivo primario di questo lavoro è quello di ricucire il tessuto sociale veneziano, italiano e internazionale attorno a quello che rimane, e ci auguriamo possa tornare ad essere, un insuperato simbolo.

Tecnicamente la ricostruzione del Bucintoro è un’operazione di archeologia sperimentale, come se ne realizzano da tempo in molte città d’Europa. Motivo per cui inizieremo a sondare, studiare ed imparare da chi sta lavorando su progetti analoghi, come lo è appunto l’Hermione.

Dal punto di vista della comunicazione, dell’immagine e del messaggio la valenza del Bucintoro ha invece, a nostro avviso, peculiarità diverse rispetto altre ricostruzioni. Rifare oggi il Bucintoro, a Venezia, dentro l’Arsenale è un’impresa destinata a scuotere l’anima di una città, a risvegliare un dibattito sul nostro passato, a galvanizzare un mondo artigianale che rischia di sparire. Ma soprattutto è un’operazione che regala ai veneziani di oggi e ai visitatori che avranno la fortuna di visitare il cantiere che ospiterà la ricostruzione, un primo tassello di quella cultura che ha fondato la potenza della Serenissima.

Una “storia da toccare” che obbliga a riconcentrasi su una Venezia positiva, che induce a spostare l’attenzione dalla decadenza della Serenissima alla forza della città-stato rinascimentale, capitale di commerci, arti e cosmopolitismo.

Perché forse solo un nuovo Bucintoro avrà la forza simbolica di far collegare al nome Venezia la straordinaria grandezza millenaria della Repubblica Veneta, liberando la città e la sua storia dall’icona romantica e nostalgica della città morente, che affonda, che si sgretola.

L'editoriale di Francesca Anzalone

Dar voce alla storia

In un mondo frenetico, scandito dal tempo della tecnologia, dagli impegni concatenati e dalla necessità di produrre, la rivista Bucintoro, si pone quale momento di riflessione.
Una riflessione che vede il passato come apertura verso il futuro, una considerazione che permette a ciascuno di noi di capire la vita politica e sociale della città attraverso "quello che è stato" e quello che potrà essere. Una riflessione che avvicina ciascuno di noi ad un futuro consapevole, fatto dall'esperienza passata e più esperto nella pianificazione futura.

Una rivista che si presenta come un salotto culturale veneziano, che presenta il passato e lo rielabora; una rivista propositiva che si pone quale stimolo per l'innovazione passando per le origini; una rivista che si qualifica per qualità e coerenza nei contenuti, attraverso uno studio costante, una ricerca costante; una rivista che al suo interno ospita la Ricerca scientifica, data dagli esperti di arte, letteratura, cinema, ecc. e dalla Ricerca delle origini, data dai mestieri, dalle tradizioni, dalla venezianità, dall'esperienza e dalla storia tramandata oralmente.

Una rivista attraverso la quale imparare e ricordare; conoscere e rielaborare; avere una panoramica sullo stato dell'arte e proiettarsi verso il futuro con maggior consapevolezza. Una voce attraverso la quale arrivare a chi solitamente non si riesce a raggiungere.

Una rivista che permette di capire la città, ma allo stesso tempo che stimola alla lettura, alla conoscenza e alla voglia di dire e fare. Per i nostri bambini, per i nostri giovani, per gli adulti e gli anziani che da questo, possono imparare, conoscere e ricordare.

Una rivista che sia la voce di ciascuno di noi, in cui ciascuno di noi è invitato a partecipare, ed è per questo che abbiamo aperto un BLOG a cui siete tutti invitati a partecipare http://bucintoromagazine.blogspot.com per commentare gli articoli, per suggerire argomenti, per segnalare informazioni su Bucintoro in arte, letteratura, nella cultura in generale. Un luogo che si prefigge di segnalare eventi, iniziative, attività che vuole divenire, considerando la rivista il salotto culturale, la bacheca informativa, il calendario con i prossimi appuntamenti, l’agorà nel quale quotidianamente confrontarsi, scambiarsi opinioni, crescere insieme.

ANNO I NUMERO 2 - NOVEMBRE 2008

Editoriale: Sebastiano Giorgi
Editoriale: Francesca Anzalone
Anticipazioni e riflessioni sul Progetto Bucintoro - Giorgio Paternò
L'enigma delle sfingi - Vasco Grasselli
Intervista a Mauro Pizzigati - Sebastiano Giorgi
Quaderno di bordo del Bucintoro - Ugo Pizzarello
La ricostruzione dell'Hermione - Carlo Beltrame
Venezia 1900, studi per la ricostruzione dell'Hermione - Pietro Bortoluzzi
Torna a risplendere il pavimento ligneo del Bucintoro - Vasco Grasselli
Uomini e mestieri. Alessandro Ervas, la nobiltà del ferro - Silvia Zanardi
Dal maglio di ponte Nossa - Maria Teresa Betti
Arsenale cantiere della storia - Rudy Guastadisegni
La battaglia di Lepanto - Giampaolo Borsetto
Venezia "culla" del Bucintoro - Francesca Anzalone
Glossario Marinaro - Gilberto Penzo